Nutrire il Pianeta

Nutrire il pianeta è stato il tema centrale dell’Expo 2015 e resta l’obiettivo più ambizioso di questo secolo.

Alla fine del ‘700 il pastore anglicano T.R. Malthus con il suo libro(1) lanciò un allarme sostenendo che la popolazione tenderebbe ad aumentare in progressione geometrica, quindi più velocemente della disponibilità di alimenti, che crescerebbero invece in progressione aritmetica. Questa situazione avrebbe portato in breve tempo ad una grave carenza di cibo e ad un impoverimento generale  di tutta la popolazione. Il suo allarme portò allo sviluppo del Malthusianesimo, una teoria economica che attribuisce soprattutto alla crescita demografica il problema della fame nel mondo e ritiene utile ogni intervento che possa impedire una crescita progressiva della popolazione.
La sua teoria fu attaccata da molti studiosi, che ricordarono come le scoperte della scienza e gli sviluppi della tecnologia hanno sempre consentito all’uomo di superare difficoltà di crescita e di reperire risorse utili per la società. In effetti se si è passati da poco meno di un miliardo di persone sul pianeta nel 1800 agli attuali sette miliardi, ciò è stato possibile grazie alle nuove tecnologie introdotte in agricoltura e all’estensione delle terre coltivabili, anche se sarà molto impegnativo lo sforzo che ci attende nei prossimi decenni per colmare le disuguaglianze alimentari e per nutrire le generazioni future

L’Expo 2015 di Milano ha posto al centro il tema di come nutrire un pianeta sempre più popolato, che mantiene ancora enormi disparità e che rischia di esaurire le risorse naturali se non elimina gli sprechi (pari a circa 1/3 del cibo prodotto) e non salvaguarda l’equilibrio ambientale per le generazioni future.
Carta di MilanoLa Carta di Milano(2), elaborata dal Governo italiano con organismi internazionali (ONU, FAO), è alla base dei contenuti di Expo 2015, considera il diritto al cibo come un diritto umano fondamentale e denuncia come inaccettabile un sistema alimentare in cui :

  • Oltre due miliardi di persone nel mondo sono malnutrite, mentre altri due miliardi risultano in sovrappeso;
  • Almeno 1,3 miliardi di tonnellate l’anno di cibi vengono sprecati e distrutti nel percorso della filiera alimentare;
  • La pesca viene effettuata sfruttando le risorse ittiche per il 30% oltre le capacità di rigenerazione;
  • Ogni anno scompaiono più di 5 milioni di ettari di foresta, creando seri danni per il clima e per la cura della biodiversità.

Partendo da questo contesto ed in prospettiva di un pianeta popolato da oltre 9 miliardi di persone, che dovranno essere nutrite senza discriminazioni di sorta, la Carta di Milano impegna tutti i firmatari, siano essi semplici cittadini, aziende o governi a superare queste situazioni intervenendo sull’educazione alimentare, sulla salvaguardia delle risorse naturali, sul rilancio dell’agricoltura e della cooperazione tra piccoli produttori. La Carta riconosce che “una delle maggiori sfide dell’umanità è quella di nutrire una popolazione in costante crescita senza danneggiare l’ambiente, al fine di preservare le risorse anche per le generazioni future”.

Secondo le previsioni del Rapporto FAO(3) del 2015 la produzione agricola degli alimenti principali raggiungerà un incremento tra il 10 e il 25 per cento nei prossimi dieci anni, un incremento importante, ma comunque per soddisfare l’accresciuta domanda di cibo della popolazione mondiale servirebbe un incremento del 60%, percentuale difficilmente raggiungibile nei prossimi anni. Per superare questo limite stanno scendendo in campo, anche se su fronti opposti, sia gli investitori della Silicon Valley, con il finanziamento di piccole e grandi aziende “food-tech” impegnate nella biotecnologia e nella produzione di  cibi da laboratorio, sia i sostenitori delle smart city in cui gli orti urbani, le serre domestiche con coltivazioni idroponiche (con argille e acqua) consentono di produrre cibi a Km zero e di rubare al cemento spazi verdi nelle città con delle “urban farming”.

Nonostante lo sviluppo di allevamenti intensivi, anche la produzione di carne non sarebbe sufficiente a soddisfare la domanda mondiale e alcune delle soluzioni proposte ci sembrano oggi di difficile attuazione. Da un lato infatti si è Bistecche di formicariuscito a produrre bistecche partendo da cellule staminali adulte del muscolo di bovino, dall’altro anche la FAO sponsorizza una maggiore diffusione della entomofagia(4) , cioè dell’usanza di nutrirsi di alcune delle 2 mila specie di insetti commestibili, come già oggi fanno almeno 2 miliardi di persone nel mondo. A questo proposito è uscito di recente un libro di Carlo Spinelli (Bistecche di formica e altre storie gastronomiche) che affronta in modo scherzoso, ma preciso il tema della carne di insetto. Il Parlamento Europeo nella seduta del 28 ottobre 2015 ha approvato in prima lettura un Regolamento per l’autorizzazione dei “Nuovi Alimenti” (Novel Food) e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) con sede a Parma ha prodotto un parere scientifico sui rischi derivanti dall’uso degli insetti come alimenti e mangimi, proponendo alcune condizioni che dovranno essere recepite nelle normative europee.
La società californiana Beyond Meat, finanziata anche da Bill Gates, sta raddoppiando le vendite ogni anno con la sua produzione di sostituti vegetali della carne. Partendo da fibre vegetali, grano, soia, piselli e altro si producono hamburger o fettine che hanno proteine analoghe a quelle fornite da prodotti animali. Rispetto alla carne animale questi sostituti vegetali sono privi di colesterolo e grassi saturi, ma non forniscono quei fabbisogni nutrizionali che favoriscono lo sviluppo dell’emoglobina e di altre sostanze vitali.
Un’accesa discussione si è aperta nel mondo scientifico sull’utilizzo degli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) per l’alimentazione umana ed animale ed al momento la produzione e la ricerca su questo tipo di alimenti è autorizzata negli Stati Uniti, in India e Cina, mentre la stragrande maggioranza dei paesi della Comunità Europea ha escluso la coltivazione e l’utilizzo degli OGM sul proprio territorio, non ritenendo provata l’assenza di effetti negativi degli OGM sulla salute umana.

Una delle risorse più preziose per la vita sulla Terra è senz’altro l’acqua, che ricopre il 71% della superficie terrestre per un volume di circa 1.400 Km3 . Purtroppo solo il 3% di quest’acqua non è salata e, se togliamo l’acqua dolce contenuta nei poli e nei ghiacciai, l’acqua dolce disponibile per gli usi umani resta solo l%, pari a circa 10.000 Km3. AcquaQuesta quantità fino ad oggi è stata sufficiente per i consumi  richiesti, anche se è tuttora mal distribuita. Se si pensa infatti che meno di 20 paesi possiedono il 60% delle risorse idriche mondiali,  si comprende come per intere zone del pianeta l’acqua sia ancora oggi una risorsa preziosa. Alcuni paesi privi di risorse idriche, ma con notevoli disponibilità economiche come il Kuwait e altri paesi arabi stanno investendo su impianti di desalinizzazione delle acque marine, mentre per molti paesi africani l’acqua continua ad essere un miraggio.
Un allarme sulla carenza di acqua potabile viene lanciato dall’Associazione “Water-Aid”, che ricorda come oggi un abitante su dieci del nostro pianeta non abbia a disposizione acqua potabile e rischi di contrarre gravi malattie solo per bere. Per questo a novembre 2014 Water-Aid ha consegnato al Presidente dell’ONU un appello sottoscritto da oltre 35 ordini dei medici di tutto il mondo in cui si chiedeva di porsi come obiettivo prioritario quello di fornire acqua potabile e servizi igienici adeguati a tutta la popolazione entro i prossimi 15 anni.
Ma l’acqua potabile non riesce solo a salvare vite umane. Infatti,  secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni euro  investito in acqua e servizi sanitari fa aumentare la produttività di 4 volte e fornisce quindi una spinta vitale per lo sviluppo dei Paesi più poveri del mondo.
Molte organizzazioni internazionali stanno ponendo l’accento sull’incremento progressivo del consumo di acqua potabile negli ultimi decenni, chiedendo ai governi e ai cittadini una maggiore attenzione agli sprechi di questo “oro blu” che nel corso del XXI secolo diventerà sempre più prezioso, fino a provocare guerre per il controllo delle fonti, come è avvenuto in passato per le fonti petrolifere.

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