Diamandis e Kotler nel libro “Il futuro è migliore di quanto pensiate” cercano di capire perché le persone destano la massima attenzione alle brutte notizie, agli allarmismi, alle disfunzioni e non considerano con pari interesse le notizie positive, di progresso.
Questa diffusa sensazione di insicurezza e di pericolo in cui si sentono i cittadini del XXI secolo non viene compresa da Marc Siegel (New York University), che sottolinea come, da un punto di vista statistico, il mondo industrializzato di oggi sia di gran lunga più sicuro dei secoli precedenti, attraversati da sanguinosi conflitti e come la durata della vita nel 2000 sia almeno il 60% più lunga del 1900.
Diamandis e Kotler sembrano privilegiare una spiegazione fisiologica piuttosto che sociologica, analizzando il modo in cui il nostro cervello raccoglie ed elabora le miriadi di informazioni che ogni giorno riceve dai media, dal web e dall’ambiente che lo circonda.
Secondo Mishiko Kakutani (“Data Smog”) i contenuti settimanali di un singolo quotidiano contengono più informazioni di quante un cittadino del XVII secolo potesse acquisire in tutta la vita.
Il filtro che seleziona la maggior parte di queste informazioni è l’Amigdala (Mandorla in greco), cioè una struttura a forma di mandorla, collocata nel lobo temporale e responsabile di emozioni primordiali, come istinto di sopravvivenza, paura e rabbia. Un’altra parte del cervello, collegata all’empatia e al ragionamento, è posta invece nella corteccia prefrontale e richiede più tempo per elaborare un ragionamento completo.
Nell’architettura del cervello l’amigdala ha una posizione privilegiata in qualità di sentinella delle emozioni, capace all’occorrenza di obbligare il cervello a concentrarsi sulla situazione di pericolo evidenziata.
Gli input sensoriali provenienti dall’occhio o dall’orecchio arrivano prima all’amigdala , mentre un secondo segnale viene poi inviato al cervello pensante. Ciò consente all’amigdala di cominciare a rispondere prima della neocorteccia.
L’amigdala ha una funzione primordiale, perché fin dalla preistoria faceva scattare un allarme per le situazioni di pericolo e mobilitava il resto del cervello e tutto il corpo per reagire ad attacchi esterni. Davanti ad una miriade di input e notizie contrastanti, il cervello pensante, dopo un’attenta analisi, potrebbe optare per una visione ottimistica della realtà, ma prevale quasi sempre la visione pessimistica dell’amigdala, che mette al primo posto l’allarme per ipotetici pericoli che metterebbero a rischio la sopravvivenza. D’altronde, come ricorda Ridley, a differenza degli ottimisti, “le persone pessimiste nel Pleistocene riuscivano ad evitare di essere mangiate vive dai leoni”.
I media hanno imparato da tempo, più o meno consapevolmente, ad utilizzare questo meccanismo, visto che raccolgono più attenzione e più audience tutte quelle notizie che trasmettono una situazione di insicurezza e di pericolo.
Mentre nella preistoria il pericolo era più reale e si rischiava di trovarsi fisicamente davanti a una belva o in uno scontro armato tra uomini, oggi ci troviamo spesso davanti a pericoli di tipo probabilistico, come la possibilità che si verifichi una crisi economica o finanziaria che ci colpisca direttamente, la probabilità di essere coinvolti in un atto terroristico o in un caso di criminalità comune. Mentre un pericolo reale cessa alla fine del singolo evento e fa tornare l’amigdala in una situazione di normale vigilanza, un pericolo probabilistico non cessa mai e, se è anche accompagnato da un bombardamento continuo di notizie quasi sempre negative, costringe l’amigdala e il cervello tutto a sentirsi in uno stato di continuo assedio.
In questa situazione di pericolo permanente percepito, il comportamento dell’amigdala favorisce la diffusione di quelli che Diamandis e Kotler definiscono “Errori di conferma” e “Pregiudizi di negatività”.
In particolare si commettono “Errori di conferma” quando si interpretano le informazioni per rafforzare i propri preconcetti, cercando di raccogliere e pubblicizzare solo quelle notizie, vere o false, che confermino le nostre paure o le nostre soluzioni alle paure. Si attivano invece “Pregiudizi di negatività” quando si considerano molto più attendibili le notizie negative rispetto a quelle positive per tenere desta la sensazione di pericolo percepita.